11 novembre 2004

NECROLOGIO PER UN GATTO

Stalin attende il secondo (autunno 1996).

Il gatto rosso (di pelo), che giovanissimo era venuto a stare con noi poco prima di Natale del 1994, che era nato i primi di ottobre di quell’anno qui a … presso la famiglia … , che abbiamo chiamato ognuno con nomi e soprannomi diversi, e che negli ultimi anni io chiamavo “Stalin” (perché lo immaginavo “comunista” come quello della poesia “La pulitica ‘n chèsa” del poeta dialettale perugino, della prima metà del novecento, Umberto Calzoni (*)), dopo lunga malattia è morto oggi giovedì 11 novembre 2004.

Dopo dieci anni durante i quali si è sentito parte della famiglia, ha deciso che era giunto il momento di togliere silenziosamente il “disturbo”.

Alcuni giorni fa improvvisamente ha cominciato a rifiutare del tutto il cibo e poi anche l’acqua. Allora ho capito che aveva preso la sua estrema decisione. Abbiamo insistito e insistito che accettasse almeno un po’ di latte. Ma niente. Questa mattina, mentre io lo reggevo perché era ormai stremato dal male e dal digiuno, ha dato una o due leccatine alla ciotola dell’acqua, forse per farmi contento, poi… mi è sembrato giusto rispettare la sua volontà e la sua “dignità” di gatto.

Credo sia stato cosciente quasi fino all’ultimo e quindi consapevole che aveva qualcuno vicino a sé; però lui, che bastava guardarlo perché facesse le fusa, alla fine non aveva più alcuna forza e volontà di reazione.

Che il paradiso dei gatti lo accolga degnamente come merita. Lo merita perché è sempre stato fedele, affettuoso, sensibile, discreto; con noi della famiglia (con cui spesso tentava di dialogare) e anche con gli estranei. Lo merita anche se aveva il tipico vizietto di ogni gatto che si rispetti: “rubava”… le salsicce. Rubava nonostante non gli siano mai mancate le crocchette e a volte anche qualche bocconcino prelibato. L’istinto del “predatore di salsicce”, come io lo chiamavo per rimproverarlo, era più forte di lui. Per questa e per altre debolezze ha avuto qualche severa sgridata, ma non portava rancore.

Il nostro gatto ha avuto in gioventù più di una compagna. Ma l’ultima, la gatta del vicino (non mi viene il nome), gli è rimasta fedele per sempre, anche quando, per motivi che non sto qui a descrivere, abbiamo dovuto “sterilizzarlo”. Anche lui le è stato fedele e ha continuato, finché era in salute, a dedicarle le sue effusioni amorose anche se con scarso successo.

Alla fine di marzo del 1998 ho portato a casa anche una gattina bianca e nera: Clotilde, di non più di due settimane, che era stata gettata tra i rifiuti. Io, che avevo sempre evitato di tenere in casa una femmina, non ho potuto resistere al miagolio disperato della micina che si raccomandava energicamente (era arrabbiatissima!) affinché la salvassi da una fine misera e orrenda. Benché piccolissima, appena ha sentito il calore delle mie mani ha cominciato a fare delle buffissime fusa di ringraziamento.

Lucia e Stalin, anno 2001

Ebbene il nostro gatto maschio, e ormai maturo, non ha gradito molto la nuova venuta e, seppure la gattina abbia fatto subito amicizia con tutti (perfino con la cagnetta Lilì), non l’ha mai considerata degna della sua attenzione. Nemmeno quando la gattina crescendo (ora ha più di 6 anni) diventava sempre più bella (detto tra noi sono proprio orgoglioso di aver salvato una così bella bestiola… e di averle fatto da seconda mamma). Adesso mi viene il brutto pensiero che Stalin, sensibilissimo e un po’ viziato com’era, abbia cominciato lentamente a morire da quando si è sentito un po’ messo da parte dopo l’arrivo di Clotilde. Comunque devo dire che non riesco a sentirmi in colpa per questo.

Divenuta adulta, la gattina Clotilde (detta anche scherzosamente “orca assassina” per il colore e per la sua straordinaria abilità predatoria) non è però passata inosservata alla fedele innamorata del nostro caro Stalin. Né poteva essere altrimenti. E infatti, appena la gatta del vicino si è resa conto che Clotilde poteva insidiare il “cuore” di Stalin, non ha perso occasione per attaccarla e per inscenare con lei furibonde lotte, motivate da una cieca quanto infondata gelosia.

Perfino ieri sera, mentre il povero Stalin era agonizzante nel suo cestino di morte, la sua antica “fiamma” è venuta sotto casa nostra a fare la sua quotidiana litigata con Clotilde. Ora bisognerà avvertirla che il suo micione rosso non c’è più. Dubito però che questo sia sufficiente perché lei rinunci a tormentare la nostra Clotilde. Ma non mi preoccupo perché la nostra intelligente gattina si è fatta grande e forte e non si lascerà certo intimidire da una vecchia gatta un po’ isterica (ed ora pure vedova).

Tornando alla triste perdita che ci ha colpito oggi, sappiamo che il nostro gatto Stalin è morto per grave insufficienza renale, di cui soffriva da diversi mesi. Aveva avuto una prima brutta infezione a primavera, ma eravamo riusciti a fargliela superare. Sembrava si stesse riprendendo lentamente e riacquistando peso, poi di nuovo crisi improvvisa. Io da profano addebito la inesorabile malattia del nostro micio di casa alle maledettissime crocchette di cui era ghiotto e che ha sgranocchiato a quintali per tutto il tempo che è stato con noi. Il veterinario non lo ha escluso.

Mi dispiace che Lucia ed Enrico sono lontani e non hanno potuto dare l’ultimo saluto al loro vecchio gatto che avevano accolto festosamente in casa quando erano ancora ragazzini. L’ho accarezzato a lungo anche per loro e posso assicurarli che non se n’è andato in solitudine.

ADDIO micio! Sarai sepolto accanto agli altri fedeli amici a quattro zampe cui abbiamo voluto bene. Tu lo sai, abbiamo tante foto per ricordarti (non ti dispiacerà se te ne ho voluto fare alcune pure in queste ultime ore di vita); chiederò a Lucia, che spesso ti faceva dormire con sé, che ne faccia possibilmente una raccolta… a futura memoria.

Purtroppo è vero… sono sempre i migliori (gatti) che se ne vanno.

Anche a nome della tua famiglia,

Irnerio.


Stalin e Clotilde, inverno 2003.
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LA PULITICA ‘N CHÈSA

Da quanno ‘ncuminciòe la discussione
de ’sti partite, ‘na disarmunia
nun c’éva stèta mè nton chèsa mia ‘
mo quilla che c’è adesso d’opinione.

La moje s’è voltèta la ragione
nco ‘sti cristiène d’la democrazzia,
La fija pi’ azioniste ha simpatia
e ‘l maschio appoggia la concentrazzione.

La cugnèta s’è missa ntol partito
d’la falce e del martello, s’è segnato
nton quillo della léllera ‘l marito.

Nsinanta ‘l chène, doppo avé strappèto
la catena, s’è fatto qualunquista,
ma ‘l gatto è armasto sempre comunista.

Umberto Calzoni