12 novembre 2009

Atendante la 150an Datrevenon de Naskiĝo de L. L. Zamenhof: LA ESPERANTO EN INTERRETO - Hodiaŭa artikolo en "la Repubblica".

..................................................................................

In attesa del 150° Anniversario della Nascita di L. L. Zamenhof: L'ESPERANTO SU INTERNET - Articolo di oggi su "la Repubblica".

................................................................................

http://it.wikipedia.org/wiki/Ludwik_Lejzer_Zamenhof



Ĵaŭdon, la 12-a de novembro 2009, la ĉefa itala taggazeto, "La Repubblica" ("La Respubliko"), publikigis dukolumnan artikolon pri Esperanto. Sub la titolo "Nun Esperanto renaskiĝas interrete", ĝi prezentis skizan sed precizan raporton pri la nuntempa uzado de Esperanto (ne nur en Interreto), kaj ankaŭ enhavis intervjuojn al samideanoj Renato Corsetti kaj Michela Lipari.



Subskribis la tekston, kiu aperis en la kulturaj paĝoj de la gazeto, la ĵurnalisto Dario Pappalardo. La kerna aserto de la artikolo estas ke Esperanto, kvankam ne rapide disvastiĝinta laŭ la deziroj de siaj pioniroj, hodiaŭ travivas duan naskiĝon danke al la eblecoj disponigitaj de la modernaj komunikiloj, kiel Interreto. Por kapti la atenton de la leganto, la ĵurnalisto komencas per rekta mencio de la subskribkolektado por enkonduki Esperanton en usonajn lernejojn, kaj pri la abundo de esperantistaj paĝoj ĉe Tvitero, Jutubo kaj Vikipedio.



La artikolo evidentigas, ke Esperanto tutfacile lerneblas per Interreto danke al la retejo Lernu; ĝi ankaŭ substrekas la gravajn servojn ofertitajn rete de Itala Esperantista Junularo, kiu, ĉe la adreso iej.esperanto.it, proponas senpagan kurson de Esperanto per retpoŝto, listigas ĉiujn Esperanto-eventojn en Italio kaj vendas la esperantigojn de famaj italaj komiksoj. Rezulte de la mencio de la retadreso sur la gazeto, la retejo de IEJ spertis duobliĝon de la averaĝa kvanto da vizitoj, kaj pluraj homoj aliĝis la Esperanto-kurson tie proponitan.



La artikolo enhavas intervjuojn al Renato Corsetti, laŭ kiu la nombro da esperantistoj tutmonde kalkuleblas je 2-3 milionoj, kaj Michela Lipari, kiu substrekas la gravecon de lingva demokratio kaj ankaŭ mencias, por tiuj kiuj interesiĝas pri la kreinto Zamenhof, la eseon "Zamenhof-Strato", kiun ŝi mem tradukis en la italan kaj publikigis ĉe ne-esperantista eldonejo antaŭ kelkaj monatoj. S.ino Lipari ankaŭ mencias la uzadon de Esperanto ekster la Reto, ne nur en Eŭropo, sed ankaŭ en Afriko kaj Ĉinio, en teatro kaj literaturo.



Fine, la artikolo skize resumas la lastajn proponojn pri la enkonduko de Esperanto kiel pontlingvo je eŭropa nivelo; ĝi rekte mencias la leĝproponojn de la eŭropaj parlamentanoj Gianfranco dell'Alba (en 2004) kaj Ljudmila Novak (dum januaro 2009).







Di Dario Pappalardo (la Repubblica, giovedì 12 novembre 2009):



«Obama, introduci l’esperanto nelle scuole!», recita l’appello internazionale diffuso su Facebook. Parlano esperanto i messaggi di Twitter e quattromila video di YouTube (*) realizzati in ogni parte del globo, comprese le canzoni di De André, tradotte dal "kantisto" italiano Gianfranco Molle. Wikipedia – anzi "Vikipedio" – ha un intero portale dedicato alla lingua universale. Digitare la voce "esperanto" su Google significa poter scorrere 54 milioni di risultati. Insomma, quello che sarebbe dovuto diventare l’idioma usato da tutto il mondo – almeno nelle intenzioni del suo inventore, Ludwik Zamenhof, nato esattamente centocinquanta anni fa – un secolo dopo si prende la rivincita su Internet. Oggi per imparare l’esperanto basta cliccare su siti come www.lernu.net e organizzarsi un corso fai da te: le lezioni si scaricano online o arrivano gratis via e-mail. Per testare i progressi ci si può confrontare con un tutor o chattare in Rete. Salvo poi incontrarsi di persona.



(*) http://it.lernu.net/biblioteko/filmoj/eo_estas.php



Secondo una ricerca di Sidney S. Culbert dell’università di Washington, sarebbero circa due milioni le persone in grado di esprimersi correttamente nella lingua artificiale fondata nel 1887, quando l’ebreo polacco Zamenhof pubblicò il Primo Libro con la grammatica. Una cifra, in realtà, difficile da definire: «Col web, è impossibile controllare la diffusione della lingua. Gli esperantisti dicono di essere 15 milioni, io credo si oscilli tra i due e i tre milioni. Ai congressi mondiali la partecipazione è di 3000 persone», dice Renato Corsetti, presidente della Federazione Esperantista Italiana e, dal 2001 al 2007, a capo di quella universale che ha sede a Rotterdam.



Ci sono i giovani della Itala Esperantista Junularo, nata a Milano nel 1947, che oltre ad essere attivi nella Rete (iej.esperanto.it), organizzano il festival annuale, promuovono scambi di ospitalità con coetanei di tutto il mondo e mettono a punto nuove traduzioni: le ultime quelle dei fumetti Rat-Man e Diabolik.


Ma quali sono oggi le finalità dell’esperanto? «Le stesse delle origini. L’esperanto propone una democrazia linguistica perché non impone una cultura a nessuno», spiega Michela Lipari, esperantista dal 1966 e curatrice del libro Via Zamenhof (Giuntina, pagg. 280, euro 15) dedicato al fondatore. «Non è un caso che oggi in Africa si stia diffondendo come lingua di ribellione rispetto a quella dei colonizzatori. In Cina, le università iniziano a richiedere personale in grado di insegnarlo. Nel pianeta è una realtà già funzionante in un microcosmo di famiglie, compagnie teatrali, letteratura. Se oggi l’inglese domina, domani potrebbe non essere così. E la grammatica dell’esperanto, composta di sole sedici regole, è certamente più avvicinabile di quella cinese».



La comunità internazionale, al di fuori di Internet, non sembra avere recepito questo passaggio logico: l’Unione europea rimane fredda. Dopo il testo dell’europarlamentare radicale Gianfranco dell’Alba, bocciato nel 2004, l’ultima proposta di utilizzo dell’esperanto come lingua franca nella Ue risale al gennaio scorso ed è della slovena Ljudmila Novak.




«Eppure, in contesti come quello dell’Unione europea, l’utilizzo di una lingua artificiale nella redazione di testi normativi può essere positivo», è l’opinione di Tullio De Mauro, che nel 1995 scrisse l’introduzione al Manuale di esperanto di Bruno Migliorini. «In questi casi – continua lo storico della lingua – l’uso di una lingua neutra evita risse nazionalistiche. Dell’esperanto, invece, mi pare meno interessante la prospettiva universalista».

Al popolo di Facebook che parla esperanto rimane la speranza che Obama risponda all’appello.



(*) http://it.lernu.net/biblioteko/filmoj/eo_estas.php

................................................................................