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A Bjalistok (in russo Bjelostok, in polacco Bialystok) nella metà del 19° sec. vivevano oltre che ebrei (c. 70%) anche molti polacchi, russi, e tedeschi. Questo luogo multiculturale era lo scenario dei primi 14 anni di vita di Lazzaro, Ludovico Zamenhof, che qui nacque nel 1859.
Come studente egli era molto promettente, e anche dopo al ginnasio di Varsavia. A causa della sua fissazione per la “la lingua mondiale” egli in seguito, nella professione fece completamente fiasco, perché sciupò molto del suo tempo e denaro per il progetto della lingua pianificata. Nel 1878, nell’ultimo anno di studi, egli festeggiò la nascita di essa con i suoi compagni di ginnasio. Già in quell’occasione essi discussero del progetto di Lazzaro con il titolo di “Lingwe Uniwersala”. Ma già poco tempo dopo gli amici non si occuparono più della cosa.
Lazzaro studiò dal 1879 al 1881 Medicina a Mosca. Per problemi finanziari del padre, ma forse anche per le campagne antiebraiche, nel 1881 dovette ritornare a Varsavia, dove terminò gli studi nel 1886.
Poiché egli non trovò abbastanza lavoro come medico generico, studiò ulteriormente, anche a Vienna, per fare l’oculista. Ma fu in grado di mantenere sé stesso e la sua famiglia, soltanto dopo il 1900.
Quando nel 1887 pubblicò il libretto, che presentava il progetto linguistico “Lingua internazionale”, egli era ancora sufficientemente benestante, grazie alle discrete condizioni economiche del padre (che lavorava come censore) e soprattutto alla dote che egli ricevette poco prima di sposarsi con Klara Silbernik. Ma gli alti costi, che gli comportò la campagna informativa per la “Lingua Internazionale” e la catastrofe professionale del padre, dalla quale Lazzaro potè salvarlo in cambio di una grossa somma di danaro, lo impoverì al punto che egli dovette vivere numerosi anni in diverse città senza la sua nuova famiglia, in cerca della possibilità di mantenersi come medico oculista.
Dopo il 1900 migliorò molto. Le sue entrate poterono poco a poco coprire le spese, la “Lingua Internazionale” (Esperanto) si diffuse nell’Europa occidentale, Lazzaro Zamenhof potè sempre più spesso andare ai congressi fuori dalla Regno Russo. Un grande colpo fu per lui la prima guerra mondiale, che scoppiò nel 1914 quando Lazzaro e Klara erano in Germania per poi proseguire il viaggio nel Rgno Unito passando per Parigi. Essi poterono rientrare a Varsavia soltanto dopo molte difficoltà, attraverso la Svezia e la Finlandia.
Ziko M. Sikosek, 2003Una “Lingua pianificata” è una lingua creata consapevolmente per facilitare la comunicazione interetnica. Una persona o un gruppo di persone presentano un progetto di lingua pianificata, dunque un piano per una nuova lingua. Se le persone usano la lingua secondo questo piano, allora si crea una lingua pianificata. La maggioranza dei progetti rimangono soltanto progetti. Secondo Dulichenko si conoscono
912 progetti fino al 1973. Circa sei sono divenute lingue semipianificate, poiché sono state parzialmente utilizzate. Soltanto l’Esperanto è una lingua pianificata usata realmente.
Per molto tempo la maggioranza dei vagheggiatori di una “lingua universale” hanno pensato innanzitutto a un sistema per descrivere idealmente il mondo. Queste “linguaggi filosofici” solitamente non erano finalizzati per la komunicazione orale, spesso soltanto per scrivere. Anche i famosi Comenio e Leibniz hanno mirato prevalentemente a una lingua simile.
Forse il primo progetto di lingua pianificata è stato l’anonimo “Carpophorophilus” del 1732. Questi progetti hanno proliferato nel 19° sec. La più famosa è stata la prima lingua semipianificata, chiamata “Volapuk” del sacerdote cattolico Johann Martin Scheyer nel sud della Germania. Egli la “creò” nel 1879/80 ed ebbe relativamente successo tanto da trovare molti adepti, ma dal 1887-90 il movimento si sciolse per controversie interne.
Nel 1887 fu pubblicato il primo libretto che presentava il progetto di “Lingua Internazionale” da un anonimo dott. Esperanto. Esso era lo pseudonimo di un medico ebreo russo Lazzaro Zamenhof. I primi che parlarono questa lingua vivevano in Russia, dove il “Volapuk” si era diffuso soltanto marginalmente. Inoltre molti pionieri dell’Esperanto erano ex “Volapuk-iani”, es. Ludwig Meier, Antoni Gabrowski, Paul Nylen, Henrik Bulthuis, e anche lo stesso Zamenhof, che scrisse un articolo anti-Volapuk, dato che egli conosceva questa lingua abbastanza bene.
Zamenhof era ben consapevole che una lingua non può essere il prodotto di una sola persona. Egli aveva lavorato sì per lunghi anni al suo progetto, ma presentò soltanto una relativamente piccola grammatica e un piccolo vocabolario. Ugualmente rilevante fu che Zamenhof e gli altri esperantisti fossero consapevoli dell’importanza della letteratura per le regole della lingua.
Molti sostenitori della lingua pianificata vollero orientarsi verso le già esistenti lingue neolatine. Un esempio è il famoso Matematico Giuseppe Peano, che nel 1903 presentò un progetto di Latino semplificato (“Latino sine flexione”). Nel1907/08 l’ex esperantista Louis de Beaufront e il logico Louis Couturat sperarono di far interessare gli esperantisti all’”Ido”, ma invano. Il loro progetto non era una tentativo riformatore, ma la base per una nuova lingua semipianificata. Soltanto relativamente pochi esperantisti passarono all’Ido. (Leggi in proposito: Ido-krizo.)
Anche più tardi ci sono stati tentativi di attirare esperantisti e non esperantisti a questo progetto. Essi di solito vengono chiamati progetti “naturalistici” di lingua pianificata, ma a mio parere imitano semplicemente le lingue neolatine, non sono “secondo natura” automaticamente. Nel 1922 apparve l’ “Occidental” dell’estone tedesco Edgar von Wahl, ex esperantista; nel 1928 il “Novial” del famoso linguista Otto Jespersen; e nel 1951 l’ “Interlingua” di Aleksander Gode.
Mentre il Novial è stata pressoché totalmente inutilizzata, il Latino sine flexione, l’Ido, L’Occidental e L’Interlingua possono essere definite lingue semipianificate. Soltanto l’Ido e l’Interlingua apparentemente hanno ancora un po’ di persone che le parlano
(Dalla biblioteca di "Lernu!").
3 commenti:
sai irnerio, dal passato si impara aleggere il presente così pathelin...tartuffe etc...
La Pasqua è passata,ma non il disastro e la gente che soffre.
Contraccambio gli AUGURI ,che sono validi per tutto il resto dell'anno.
Cristiana
Anche io arrivo in ritardo, ma come dice cristiana gli auguri sono validi per tutto l'anno e contraccambio pure io.
Vanno anche a quelle povere persone, per quelle migliaglia di povere persone, che per colpa di altri loro simili che per risparmiare hanno fatto i castelli di sabbia, ora si ritrovano senza più niente.
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