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kinto de artikolo: "Estis jam
Radio Romo", redaktoro de
Radio Romo ekde la ko-
menco de 1970-a jaro.
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Antonio De Salvo. L'autore
dell'articolo: "C'era una volta
Radio Roma", redattore di Radio
Roma dagli inizi degli anni '70.
""Ni sciigas niajn geaŭlskultantojn, ke ekde venonta lundo, la unua de oktobro, RAI Internacia ĉesos elsendi siajn radiogazetojn al eksterlando.
Ĉi tiu elsendo, do, estas ankaù la lasta, kiu el Radio Romo surondiĝas en lingvo Esperanto. Tiamaniere finiĝas tradicio, kiu daùris de pli ol sepdek jaroj: la elsendoj en Esperanto de la Itala Radio naskiĝis en 1935, haltis pro la milito en 1942, kaj rekomenciĝis en 1950.
En ĉi tiu ĉagrena momento, nia penso iras al la homoj (viroj kaj virinoj) kiuj pluportis la torĉon dum tiel longa tempo, kaj al niaj karaj kaj fidelaj geaùskultantoj.
Nia elsendo en Esperanto estas finita."
Questa trasmissione, dunque, è anche l'ultima che da Radio Roma va in onda in lingua Esperanto.
Così finisce una tradizione che durava da più di settant'anni: le trasmissioni della Radio italiana in Esperanto nacquero nel 1935, furono interrotte a causa della guerra nel 1942, e ripresero nel 1950.
In questo triste momento, il nostro pensiero va alle persone (uomini e donne) che più hanno portato la fiaccola in tutti questi anni, e ai nostri cari e fedeli ascoltatori.
State bene, e a (non) risentirci!
La nostra diffusione in Esperanto è finita."
De maldekstre, starantaj: Carlo Minnaja, Ascenzio Blasimme,
Nicola Minnaja - Sidantaj: Alma Buonocore Musella, Luigi
Minnaja, Vincenzo Musella, Carolina Minio Paluello Minnaja.
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Da sinistra, in piedi: Carlo Minnaja, Ascenzio Blasimme,
Nicola Minnaja - Seduti: Alma Buonocore Musella, Luigi
Minnaja, Vincenzo Musella, Carolina Minio Paluello Minnaja.
"Con queste ultime battute, nella trasmissione del 29 settembre 2007, si è conclusa un'esperienza durata oltre 70 anni.
Le trasmissioni in Esperanto della Radio Italiana nacquero il 18 marzo 1935 dai microfoni di quella che allora si chiamava EIAR, che emetteva i suoi programmi per l'estero ad onde corte dal "Centro Imperiale di Roma Prato Smeraldo", realizzato proprio da Guglielmo Marconi.
L'Esperanto, anzi, fu una delle prime lingue usate daIl'EIAR (subito dopo l'italiano e l'Inglese, e prima ancora di altre importanti lingue!); il battesimo avvenne in concomitanza con il Congresso Universale di Roma del 1935, e le trasmissioni (curate da Luigi Minnaja ed Ascenzio Blasimme) avevano un contenuto squisitamente turistico, con uno sguardo preferenziale (nello spirito dell'epoca) alla celebrazione delle "opere del Regime".
Ben presto le trasmissioni acquisirono un carattere politico, ed infine, con lo scoppio della guerra, passarono a commentare i fatti bellici (per fare un esempio: il 10 giugno 1940, pochissime ore dopo il famoso discorso di Mussolini dal balcone di piazza Venezia, Radio Roma ne trasmise la traduzione in Esperanto). I testi di quelle trasmissioni, che recano tra l'altro la traduzione dei bollettini di guerra, sono stati recentemente recuperati da Carlo Minnaja, e se ne sta curando la trascrizione "a futura memoria".
La dedizione delle persone che curavano le trasmissioni in Esperanto (oltre ai già citati Minnaja e Blasimme, la signora Carolina Minio Paluello Minnaja) era totale: basti pensare che uno dei programmi andava in onda in diretta alle 2 di notte, e che i traduttori-annunciatori attraversavano la città, a piedi o in bicicletta, in pieno oscuramento.
A quei tempi, l'EIAR pubblicava un corposo bollettino mensile in Esperanto con i programmi di tutte le trasmissioni per l'estero; ne è rimasto qualche esemplare, che è stato utile per ricostruire la storia delle trasmissioni di Radio Roma, in occasione della pubblicazione, nel 2003, di un volume commemorativo curato dalla RAI.
Le trasmissioni in Esperanto cessarono nell'agosto 1942, a causa della guerra. Seguì l'armistizio dell'8 settembre 1943 che vietò all'Italia di trasmettere per l'estero; del resto, sarebbe stato difficile farlo, perché gli impianti erano stati o danneggiati o smantellati per essere trasferiti al nord.
Radio Roma riprese a trasmettere in Esperanto nel 1950, in occasione dell'Anno Santo. Il carattere dei programmi tornò ad essere, come all'inizio, culturale: Luigi Minnaja (sempre coadiuvato dalla consorte) e Vincenzo Musella dettero vita, per lunghissimo tempo, a vivaci testi letterari, artistici, storici, musicali, con l'aggiunta di una seguita rubrica intitolata "Kuriero de Esperanto". In particolare, Luigi Minnaja profuse le sue doti di autore e traduttore di componimenti poetici, e di traduttore di canzoni; mentre il Prof. Musella mise a frutto le sue doti di studioso di Dante.
Agli inizi degli anni '70, subentrai io, coadiuvato nella lettura (tra gli altri) da Vera di Tocco e Renato Corsetti. I testi erano in parte preparati da me (con carattere culturale) ed in parte forniti dai giornalisti RAI (con carattere puramente informativo).
Nel 1976 il rapporto con la RAI (concessionaria della Presidenza del Consiglio dei Ministri) fu formalizzato, con parificazione del (sia pur modesto) trattamento economico a quello praticato per le altre lingue, e regolare copertura previdenziale. Questo rese necessaria una specifica autorizzazione da parte delle varie amministrazioni pubbliche presso le quali ho prestato servizio: autorizzazione concessa in via eccezionale, in considerazione del carattere culturale e di pubblico interesse dell'attività.
A partire dagli anni '80, i testi furono forniti esclusivamente dai giornalisti RAI; per quanto possibile, ho sempre cercato di scegliere, tra quelli proposti, i testi di maggior respiro culturale, con una particolare attenzione a due specifiche esigenze della trasmissione in Esperanto: la capacità di interessare vari popoli (dato che il programma era diretto, potenzialmente, a tutto il mondo) e l'assoluta necessità di non offendere alcuno.
E siamo giunti, così, agli anni più recenti, quando si pose una domanda di principio: caduto il muro di Berlino, cessata l'atmosfera da "guerra fredda", avevano ancora un senso le trasmissioni radio per l'estero, che in precedenza avevano avuto un ruolo fondamentale nel mantenere i rapporti con l'Europa dell'Est?
Ed aveva un senso rinnovare completamente i trasmettitori di Roma Prato Smeraldo che, oltretutto, ormai avevano intorno a sé non un prato verde, ma un denso centro abitato?
È così maturata la decisione di abbandonare quelle trasmissioni, concentrando fondi e sforzi sul mezzo televisivo e sui sistemi satellitari. A morire non è stato solo il programma in Esperanto, ma anche quelli nelle altre 25 lingue in cui la RAI trasmetteva per l'estero.
La grande stampa ha completamente ignorato la questione. E devo dire che gli unici ascoltatori che hanno protestato (invano) sono stati gli esperantisti, anche se non sempre nel modo più adatto: molti hanno scritto lodando l'eleganza della traduzione, la bella pronuncia, l'utilità ai fini dell'apprendimento dell'Esperanto parlato(*), ma ben pochi hanno segnalato che grazie alla trasmissione avevano avuto modo di conoscere meglio l'Italia (posso essere d'accordo, al riguardo, che il contenuto dei programmi non era dei più accattivanti: ma le stazioni radio trasmettono nelle varie lingue non per fare un piacere a coloro che le parlano, ma per avere un "ritorno" concreto).""
(Dal bimensile "L'esperanto" n° 7 - Gennaio/Febbraio 2008, pagg. 7/8).
(*) In effetti era un vero piacere sentire la voce calda e pacata di Antonio De Salvo, la sua perfetta, invidiabile pronuncia e la bellezza, tutta da scoprire per chi non l'ha mai ascoltata, della Lingua Internazionale Esperanto.
(In questo sito si può fare una prova con la voce stessa di L. L. Zamenhof, registrata nel 1905 durante il primo Congresso Universale di Esperanto tenutosi a Boulogne-sur-Mer in Francia.)
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