29 agosto 2007

II PARTO di “Tio ĉi posto pri Esperanto estas skribita nur en itala lingvo.” .... II PARTE di “Questo post sull'Esperanto è scritto solo in italiano.”

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(Segue dalla prima parte) Vedi sotto: http://fortikajxuloesperantablogo.blogspot.com/2007/08/tio-i-posto-estas-skribita-preska-nur.html

B) Introduzione (Seconda e ultima parte)

Ciò che andavamo descrivendo nella prima parte si è potuto verificare per il semplice fatto che L. L. Zamenhof è stato più intelligente e previdente di tanti altri ed ebbe già preventivato fin dall’inizio che la sua creatura divenisse la creatura di tutti, senza accampare egoistiche pretese di paternità assoluta e inviolabile; tanto meno facendosi condizionare da assurde “gelosie”.
A onor del vero, problemi ci sono stati anche per l’Esperanto, ma, a differenza di tanti altri analoghi esperimenti falliti, hanno prevalso le valutazioni condivise sulle rivalità, l’ideale comune sui personalismi.

Tanto è vero che nel 1905, a 18 anni dal suo celebre ”
Lingvo Internacia”, Zamenhof, dopo aver discusso insieme ai più importanti sostenitori dell’Esperanto del tempo durante il primo Congresso mondiale di Esperanto tenutosi in Francia a Boulogne sur Mer, pubblica a Parigi il “Fundamento de Esperanto”, nel quale si stabiliscono una volta per tutte i criteri di base imprescindibili della Lingua Internazionale, ma anche le linee di riferimento da seguire per la sua futura evoluzione, compreso l’aspetto “sociologico” che prederà il nome di Esperantismo. Nel “Fundamento" non furono certo trascurati i criteri di stesura dei vocabolari mondiali, tutti basati sulle 5 versioni del suo “Universala Vortaro” che, come la “Gramatiko” fu scritto in cinque lingue: Polacco, Russo, Francese, Inglese e Tedesco.

La prefazione del “Fundamento de Esperanto” recita infatti:

(Eo): "Nur iam poste, kiam la granda parto de la novaj vortoj estos jam tute matura, ia aŭtoritata institucio enkondukos ilin en la vortaron oficialan, kiel “Aldonon al la Fundamento”.

(It): "Soltanto in futuro, quando già la gran parte delle nuove parole saranno ormai del tutto sperimentate, qualche istituzione autorizzata le inserirà nel dizionario ufficiale, come “Aggiunte al Fundamento”.

Questa istituzione sarà la “Akademio de Esperanto”, già creata in embrione a Boulogne in quello stesso 1905;

http://it.wikipedia.org/wiki/Akademio_de_Esperanto

Conformi ai dettami del Fundamento, e facenti parte di esso, sono infatti le "Aggiunte Ufficiali" (Oficialaj Aldonoj) che, dal primo Congresso Universale ad oggi, sono state otto.

Da quel 1905 in poi, nessun convinto esperantista poteva più prescindere da tali criteri. E così è stato, seppure, come accennavo sopra, alcune brevi parentesi non proprio gloriose ci furono, per non parlare delle pagine vergognose e umilianti che qualche indegno “esperantita” scrisse durante il nazismo, ma su questo possiamo tranquillamente sorvolare.
Non per niente, l’auspicio che bisognava far prevalere lo spirito di collaborazione e di fratellanza fra tutti i popoli, e non l’odio e le divisioni, determinò la scintilla che ha fatto balenare nella testa di Zamenhof l’idea del progetto, e rappresentò il carburante necessario per far muovere in seguito la sua macchina linguistica in concomitanza con i suoi numerosi impegni in campo umanitario e pacifista. Fino alla morte avvenuta nel 1917 all’età di 57 anni.

B) Le Regole (Seconda e ultima parte)

6) Ii verbo esprime solo tre tempi e non si modifica secondo le persone e i numeri. Forme del verbo: il tempo presente prende la terminazione -as; il tempo passato -is; il tempo futuro -os; il modo condizionale -us; il modo infinito -i. Participi (con senso aggettivale o avverbiale): attivo presente -ant-; attivo passato -int-; attivo futuro -ont-; passivo presente -at-; passivo passato -it-; passivo futuro -ot-. Tutte le forme del passivo sono formate con l'ausilio della corrispondente forma dell'unico verbo ausiliare esti (essere) e del participio del verbo da esprimere; la preposizione che accompagna il passivo (complemento d’agente) è de.

7) Gli avverbi finiscono invariabilmente per -e; gradi di comparazione come per gli aggettivi.

8) Tutte le preposizioni reggono il nominativo.

9) Ogni parola si legge come è scritta col suono proprio di ciascuna lettera.

10) L'accento cade sempre sulla penultima sillaba o vocale.

11) Le parole composte sono formate dalla semplice unione delle parole (la parola principale segue per ultima); le finali grammaticali sono considerate come parole autonome.

12) In presenza di un'altra parola negativa, la negazione ne viene omessa.

13) Per indicare la direzione (moto a luogo), le parole ricevono la terminazione dell'accusativo -n.

14) Ogni preposizione ha un significato definito e costante; ma se dobbiamo usare una preposizione e il senso corretto non indica quale specifica preposizione dobbiamo usare, allora si usa la preposizione je, che non possiede significato autonomo. Invece della preposizione je si può anche usare l'accusativo -n senza preposizione.

15) Le cosiddette parole straniere, cioè quelle che la maggioranza delle lingue hanno preso da un'unica fonte, sono usate nella lingua Esperanto senza cambiamenti, solo ricevendo l'ortografia di questa lingua; ma tra diverse parole straniere formate dalla stessa radice originaria è meglio usare inalterata la parola fondamentale e formare le altre da quest'ultima secondo le regole della lingua Esperanto.

16) La vocale finale del sostantivo e dell'articolo può essere omessa e sostituita dall'apostrofo.


La "Internacia lingvo" (Lingua internazionale)
"Unua .libro" (Primo .libro) .stampato
. in. russo
a Varsavia nel 1887 e pubblicato da Zamenhof
con .lo .pseudonimo. di ."Doktoro .Esperanto".

Questa volta per una comparazione e per vedere degli esempi vi rimando al seguente indirizzo:

http://it.lernu.net/kursoj/fundamento/16.php

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