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Scrivo questo post quasi soltanto in Italiano perché esso tratta delle fondamentali regole grammaticali della lingua Esperanto. Non credo proprio di poter dare lezioni a chi sa già leggere, scrivere e parlare la lingua di Zamenhof. Questa volta quindi mi rivolgo soltanto ai miei tre lettori italiani del tutto digiuni dell’argomento.
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Per non dilungarmi eccessivamente sarò costretto a dividere in due parti sia le note introduttive, sia la breve trattazione riguardanti le suddette regole.
A) Introduzione: (I parte)
Tanto che l’Esperanto è a tutt’oggi l’unica lingua ausiliaria pianificata pronta all’uso per tutti gli esseri umani in qualsiasi Paese del mondo. Perché da oltre un secolo essa è sperimentata costantemente da una crescente moltitudine di persone, fino a diffondersi in quasi tutti i Paesi del mondo dove oggi la studiano e la parlano alcuni milioni di individui in prevalenza autodidatti, a dimostrzione della sua facilità di apprendimento e della sua “funzionalità”. Ovviamente l’avvento di Internet sta accelerando questa diffusione. Io, con questo blog molto dilettantesco, spero di dare il mio contributo, seppure microscopico.
A a, B b, C c, Ĉ ĉ, D d, E e, F f, G g, Ĝ ĝ,
H h, Ĥ ĥ, I i, J j, Ĵ ĵ, K k, L l, M m, N n,
O o, P p, R r, S s, Ŝ ŝ, T t, U u, Ŭ ŭ, V v, Z z.
A) Le Regole: (I parte)
1) L’articolo indefinito non esiste; esiste soltanto l’articolo determinativo invariabile la per tutti i generi, casi, e numeri.
2) Il sostantivo è caratterizzato dalla finale -o; per formare il plurale si aggiunge la finale -j. Esistono soltanto due casi: nominativo e accusativo; il secondo deriva dal nominativo con l’aggiunta dalla finale -n. Gli altri casi sono espressi mediante preposizioni.
3) L’aggettivo termina con la finale -a; casi e numeri come per il sostantivo. Il comparativo si forma con pli e la congiunzione ol; il superlativo con plej e la preposizione el.
4) I numerali fondamentali sono: nul, unu, du, tri, kvar, kvin, ses, sep, ok, naŭ, dek, cent, mil. Le decine e le centinaia si formano con la semplice unione dei numerali. Per indicare i numerali si aggiunge la finale dell’aggettivo -a; per i moltiplicativi il suffisso -obl; per i frazionari il suffisso -on; per i collettivi si aggiunge il suffisso -op; per i distributivi si usa la preposizione po. I numerali possono essere usati anche come sostantivi e avverbi.
5) I pronomi personali sono: mi, vi, li, (li riferito al genere maschile), ŝi (riferito al genere femminile). ĝi (riferito al genere neutro, per animali o cose), si (riflessivo), ni, vi, ili e oni (oni indefinito). In alcune espressioni poetiche o familiari il pronome di seconda persona singolare può essere ci. I pronomi e gli aggettivi possessivi si formano con l’aggiunta della finale -a dell’aggettivo. La declinazione è come per i sostantivi.
(Le altre 11 regole seguiranno prossimamente nella II parte)
Tra le tante pagine in rete, per consultare un’analoga spiegazione delle 16 regole (e confrontarle), ho scelto quella indicata da Wikipedia alla quale rimando:
http://digilander.libero.it/esperantovenezia/lingvo/lingua03.html
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