12 giugno 2008

ĈION MI KREDUS, KROM KE MI ELPENSUS NOVAN BLOGLUDON!*

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TUTTO AVREI CREDUTO, TRANNE CHE MI SAREI INVENTATO UN NUOVO BLOGGIOCO!*

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Omero

Su cortese (e non certo sgradito) invito di Cristiana, che mi ha colto in un raro momento di “grande ispirazione poetica (!?)” sia passiva che attiva, ho pensato di estendere la imperversante bloggiocomania* all'affascinante campo della Poesia, arte da me tanto amata quanto sconosciuta. Del tutto incurante del fatto se qualcun altro lo abbia già fatto prima di me.

E allora eccovi le regole fissate a mia insindacabile discrezione per potersi cimentare nell'AGONE POETICO come ai tempi arcaici delle Olimpiadi greche o delle feste Panatenaiche (in cui ci si ispirava alle gare immaginarie tra Omero ed Esiodo):

E. Delacroix: Esiodo e la Musa
  1. Scrivere il nome di almeno cinque poeti di ogni tempo e luogo di cui si è “innamorati”.

  2. Citare alcuni versi significativi di almeno uno dei suddetti poeti.

  3. In aggiunta o in alternativa al punto 2, (se è vero che siamo un popolo di poeti, navigatori, santi, ecc.) citare almeno un PROPRIO componimento poetico o anche soltanto alcuni versi di esso/i.

  4. Per i veri patiti dell'arte poetica, sarebbe gradito un componimento anche brevissimo appositamente creato e pubblicato, con tutta la spudoratezza di cui si è capaci, in prima esclusiva per questo gioco blogghereccio.

  5. Si possono interpretare in piena libertà i suggerimenti di cui sopra, tuttavia si richiede un minimo di "serietà" in rispetto della nobile arte nella quale vi chiedo di cimentarvi a qualsiasi livello, ma con ONORE.

  6. Infine... invitare alla partecipazione altri bloggers (3, 6, 9...) e raccomandare il rispetto di queste semplici regole ai malcapitati.
Umberto Saba

Tra i poeti da me più amati (grande imbarazzo della scelta) ci sono: Giacomo Leopardi, Giuseppe Ungaretti, Pier Paolo Pasolini, Alda Merini, Umberto Piersanti, Emily Dickinson, Jaques Prevèrt, Boris Vian, Pablo Neruda, Charles Bukowski...

Tra i dialettali, Trilussa, Pascarella e, perché no, Totò, Ugo Calzoni (poeta dialettale Perugino), un certo Irnerio, ecc. ecc.

Io ho deciso di citare due componimenti:

il primo è di un poeta italiano che amo sì, ma non più di tanti altri, Umberto Saba, che ha scritto versi ispirati al gioco del calcio. E tra questi, data la particolare circostanza che a tale proposito ci coinvolge più o meno tutti o quasi noi tifosi italiani, ho scelto la poesia intitolata “GOAL”.

Il secondo, purtroppo per chi leggerà (se qualcuno leggerà) sarebbe, anzi è, mio, di me medesimo, presente sul posto. Si tratta di una parodia che si ispira ad una barzelletta che circolava anni fa e che rivisitava in chiave modernamente sarcastica il messaggio moralistico che Jean de La Fontaine aveva voluto comunicare più di tre secoli fa in una delle sue famose favole-poetiche. Si tratta della celeberrima: “LA CICALA E LA FORMICA”.

Il tutto da me ricucinato in quartine endecasillabe all'uopo rititolate: “LA FORMICA E LA CICALA”.

Vado:

GOAL

Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l'amara luce.
Il compagno in ginocchio che l'induce,
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla - unita ebbrezza - par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l'odio consuma e l'amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.

Presso la rete inviolata il portiere
- l'altro - è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasto sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch'io son parte.

Umberto Saba

Jean De La Fontaine

LA FORMICA E LA CICALA

In pantofole, davanti alla tivù,
al tepor del camino, la formica,
tra uno spot ed un altro, alla sua amica
Cicala pensando: “non si sente più”,

fra sé dicea e già s’immaginava
che, come succedeva tutti gli anni,
venisse a lamentare i suoi malanni
non appena l’autunno s’annunciava.

Quasi ogni dì, seduta alla sua mensa,
se l’aspettava tutta infreddolita,
bussar da lei fingendosi pentita
di non aver provveduto alla dispensa

nella bella stagione e, supplicando,
della sua amica sempre generosa,
a cui ricorrer per qualsiasi cosa,
venir sfacciatamente proffittando.

Ma ora basta! Non posso sopportar…”,
tra sé e sé borbottava la Formica,
…ch’io abbia ognor sgobbato di fatica,
mentre ella altro non fece che cantar

per tutto il tempo, all’ombra del castagno,
senza patir calura né sudore.
Ed ora con che faccia? Che pudore?
Venir da me col suo solito lagno,

a cercare l’asilo e il nutrimento
con la vana promessa, poi smentita,
di non darsi mai più alla bella vita,
ma provvedere al suo sostentamento?

((Da: http://www.pinu.it/lafontaine.htm))

Così ragionando andava la Formica
e le giornate si facean più corte
ché l’inverno era sì giunto alle porte,
ma non alcuna nuova dell’amica.

Strano!…” Pensò tra sé già un po’ pentita
del malanimo che l’aveva mossa,
…ora però non vorrei ch’ella non possa
venir da me perché già deperita.

Sarà malata? Oddio, se fosse morta?
Povera amica! Ch’io mai avrei voluto
che nell’estremo penar, nessun aiuto…

Quando un "toc toc" risuonò alla porta.

Come destata da un sogno, immantinente
corse ad aprir con l’apprensione in core,
lasciando dietro di sé ogni rancore.
La Cicala era lì: viva e ridente!

“(Come!… Ridente?)” E sì, era radiosa
e tutta impellicciata e inanellata,
parea una stella brillar nella serata,
che lì per lì pensò: “(forse si sposa!)”

Ciao Formichina! Ti vengo a salutare…”,
fece l’altra posando una valigia,
mentre spandea per la casetta bigia
un intenso profumo di zagàre.

Alla Formica, del tutto inebriata
e piuttosto confusa dall’evento,
il cor era salito a più di cento
e nella sua poltrona era crollata.

…Sai quest’estate…”, continuava quella,
…incontrai l’impresario del BEL CANTO
che, nell’udirmi cantar: - Sei uno schianto! –
disse di me, ma la cosa più bella

(( Da: http://www.paroledautore.net/fiabe/classiche/esopo/cicalaeformica.htm))

è che fortuna ha voluto che quel tale
mi scritturasse per una gran tournée!
Pensa Formica! Ha scelto proprio me
per esibirmi nella Capitale!

A sì? Tu vai a Parigi? Complimenti!…
Riuscì alfine la Formica a dire,
col tono altero di chi non vuol tradire
di aver l’invidia tra i propri sentimenti.

Poi la Cicala: “E l’ora di partire…”,
mostrando anch’ella la sua commozione
per la mestizia della situazione,
e baciò la Formica nell’uscire,

con malcelata commiserazione.
Allora l’altra, colta nell’orgoglio:
più trattenerti amica mia non voglio”.
e, dominando la sua frustrazione:

Del tuo passato non abbi nostalgia
e t’arrida a Parigi un bel successo!

Quasi gridava rimasta sull’ingresso,
mentre che la Cicala se ne gìa.

E aggiunse ancor, strillando alla sua amica:
Quando sarai nella Capitale,
di un favore ti prego, là c’è un tale
ch’è ben che tu da parte mia gli dica

che si comporti come si conviene!…
L’altra, lontana: “Dovreii diree cosaa?
E la Formica urlando rancorosa:
“… Di andare a quel paese…a La Fontaine!

Irnerio G.

Parodia in chiave moderna, visto l’andazzo dei tempi, de “LA CICALA E LA FORMICA “ di J. De La Fontaine. - Gennaio 1995.
Con la speranza che il Poeta non si sia offeso e non mi mandi qualche maledizione dall’Aldilà!

((Da: Jean De La Fontaine - FAVOLE -
Illustrate da 265 incisioni di Grandville - Euroclub - 1995))
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INVITO A PARTECIPARE I SOLITI MAGNIFICI DIECI*
(poi se qualcuno di passaggio volesse intrufolarsi...
metta pure il proprio link):

CARAMELLA F.
CRISTIANA
PAOLA d. g.

TEREZA
ZAUBEREI

FINAZIO
LORENZO
LUCIANO
NICOLA
SCIPIONE

____________ ( Facite vuie!)____________

(*) Come qualcuno avrà notato, rifuggo dall'uso di termini inglesi/americani e simili quando, rivolgendomi a italiani, trovo i corrispondenti italiani (o in Esperanto quando "comunico urbi et orbi"). Sono un esperantista e mi rifiuto di credere al luogo comune secondo il quale l'Inglese/Americano è indispensabile per l'uso del computer e di Internet. Tanto meno nella stesura di un web-diario (web-taglibro) detto anche blog.

Se nessuno se la sentirà di partecipare, non ne farò un dramma, magari una tragedia sakespeariana o una poesia tragica, ma un dramma no. State tranquilli!
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